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POP POLITIK







Ironizzare sulla catastrofica situazione in cui versa, oggi, la politica italiana. Farlo in maniera affilata ed intelligente, elaboarndo ironiche ed improbabili rappresentazioni iconoclastiche, allo scopo di provocare profonde riflessioni.
Questo è il corpus della nuova ricerca pittorica di Luca Dalmazio: POP POLITIK, la tragedia politica della nostra Bella Italia, raccontata in chiave Pop. Popular, appunto.
Perchè il linguaggio visivo è nato prima di quello verbale. E' più diretto, più lampante, più comprensibile se lo si utilizza in modo "popolare". E può essere molto più incisivo di un discorso linguisticamente condito e ornato, come tanti se ne sentono in tv: gli sproloquianti bla bla bla di chi dovrebbe rappresentarci.
Ma non eravamo, noi tutti, il Popolo Sovrano? E sovrano di cosa? Di questa irrisolvibile sarabanda?
"La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione", recita l'articolo 1. E questo popolo siamo noi. Siamo noi che dovremmo essere chiamati a determinare il destino del nostro paese. Noi: un'entità collettiva. Un'assemblea di oltre 50 milioni di cittadini chiamati alle urne per il diritto al voto. Ma questo voto a chi lo si potrebbe concedere? C'è veramente qualcuno al potere che possa essere all'altezza di rappresentare e ricostruire questo Bel Paese?
Parte da qui la nuova meditazione pittorica di LD. Una galleria di ritratti neopopolari che ci mostra non solo volti sorridenti e dentature sfavillanti da patinato manifesto elettorale, ma anchequelle malcelate verità che ne sporcano i nomi e le coscienze.
Renato Guttuso soleva affermare che l'arte è un "problema morale" e che la pittura dovrebbe essere esercitata come mezzo specifico per avvicinarsi al mondo. A questo mondo, e dunque a quel momento storico, del quale facciamo parte e del quale abbiamo diritto di denunciare i malfunzionamenti. I Muralisti Messicani promossero un genere di pittura totalmente dedicata al popolo, educativa e didascalica, di grande responsabilità sociale. Orozco, Rivera e Siqueiros realizzarono affreschi monumentali con lo scopo di educare la gente alla dottrina marxista, generando riflessioni. L'arte ha un grande potere: quello di mostrare e far pensare. La pittura, nello specifico può farlo iconograficamente e didascalicamente in differenti modi, e con differenti linguaggi stilistici. Certamente, quello che sa arrivare alle masse con maggiore immediatezza è lo stitle Popular. La Pop Art fu ufficializzata in Italia con La Biennale d'Arte di Venezia nel 1964. E funzionò proprio per questa sua istantaneità comunicativa, nonchè per la scelta di attingere dagli sacffali dei supermercati come dalla moda, dal cinema, dalla politica. E sono proprio questi gli aspetti che lo stile Neo Pop, diffusosi ormai da qualche anno, ha riadottato in chiave contemporanea. Narrare, talvolta causticamente, talaltra sardonicamente, alcuni accadimenti della storia contemporanea in maniera evidente, leggibile e diretta.
Pop Politik è così: popolare e immediato. Arriva alla gente percè usa il linguaggio Neo Pop in maniera sia caustica che sardonica. Ogni opera è una riflessione pungente, e l'aculeo è tanto più aguzzo quanto più ironico è l'accostamento di immagini, sull'angosciante situazione in cui versa la nostra Italia. E' una sorta di circo. Un quasi show.
E' il governo reso palcoscenicodi ridanciani giocolieri incapaci di raccogliere quelle stesse palline che hanno lanciato per aria un attimo prima.
Pop Politik è una critica allo straparlare dello strapotere.
E i protagonisti sono proprio loro: i personaggi del potere e della poltica. Luca Dalmazio li decontestualizza, contestualizzandoli invece in situazioni inverosimili, eppure connesse alla foggia critica che sceglie di dare. E' così che in "Without Future" Mario Monti, eccellente economista, dopo aver promesso di salvare il paese lo accompagna invece verso la disperazione più buia. Ed è così che in "Bunga Bunga", il sempriterno Silvio, fattosi ambasciatore del grande valore della famiglia durante molteplici campagne elettorali, si rivela essere invece l'emblema del vizio e della lussuria. E Bersani? Eccolo ossessionato da una questione che è incapace a risolvere: smacchiare un giaguaro! Politici bigotti. Politici corrotti.
Attraverso un assemblaggio di immagini estrapolate dall'oceano del web, LD pone in luce la totale incongruenza delle loro azioni e delle loro prese di posizione, che sembrano non andare mai coerentemente nella direzione di una conquista effettiva dei diritti civili. Campiture piatte accolgono figure realizzate per trasparenze date con il nero di marte. Ogni opera è realizzata per velature ad olio su tela, ed è compositivamente organizzata su due diversi livelli,. La prima metà della superficie pittorica, che prende i 2/3 della tela, vede ritratto il personaggio politico prescelto, mentre la seconda, più stretta e in basso, funge da fregio, nel quale si ripetono icone simboliche e significanti.
In "Casino Royal", ad esempio, l'effige di Casini è contrastata da uan sorta di greca in cui si ripete a ritmo continuo la medesima immagine: quella di una crocerossina in abiti succinti. In "War" invece, un pacato Grillo in occhiali da sole sovrasta uan legione di poliziotti armati.
Ognuna di queste tele è la rappresentazione di quella ferita inferta al nostro paese da uomini dei quali non si vogliono celare nè i nomi, nè i volti, nè tanto meno i cattivi propositi.
Perchè l'arte ha ancora il diritto, e l'audacia, di farsi specchio del proprio tempo!

                                                                                                                                                                                                                                    Giovanna Lacedra